Da domani ricomincia l’avventura

Il paesaggio che scorreva come un film in bianco e nero

in un viaggio no parole, dentro il cuore che si nega.

Il tramonto appiccicoso sullo scoglio che pungeva,

il tuo viso sempre teso su una smorfia di chiusura.

E la Luna in quella parte di metafora spettrale sulla scena di paura.

Notte fonda, dormi amore… mentre il nastro ci riavvolge sulla ruota che ci vira.

Da domani ricomincia l’avventura…

Con la luce sulle ciglia, la tazzina nelle mani e il sole che sbadiglia

sulla piega della riva, con il mare verde menta alla caviglia 

sul materassino rosa che ci scivola e ripiglia

con il vento sulla faccia nella barca alla fine della puglia

nella doccia in terrazza, io che ballo, schiuma, baci e… ti amo per fortuna

vino fresco, cime e rape… e l’argento su quel letto con la Luna.

Da domani ricomincia l’avventura,

dormi amore… sono qui. Non tremare.

E’ arrivata la morte

Quella di chi scriveva come stai… sempre uguale, vengo a trovarti… ma non c’era più tempo per fermarsi.

Quella di chi faceva nella tua vita come la lingua sul palato, un tocco di tatto salato. No, non l’ho accettato.

Quella che non è morte, ma è vita che non resta. Anzi, scappa e calpesta.

Quella che non ce la faccio, ti detesto. E insegno anche come basto.

Quello che era ieri. E oggi non è più. 

Quella che sussurra conviene e con le mani perse soffoca l’emozione.

È arrivata la morte. 

Ma domani calmo, disordinato, identico il sole risorge…

Caro Babbo Natale, voglio…

Voglio ancora fantasia e guarire l’intenzione dal sospetto.

Consegnare l’alchimia su un vassoio di finezza.

Voglio un verbo sensuale e delicato che seduca e accarezzi.

Voglio andare nel futuro abbandonato, 

senza esami né misure, senza somme da tracciare. 

Voglio i quando da incontrare e un dove da abitare.

Voglio un sogno che non scegli e una vita che non svegli.

La fiducia che non sbaglia e inventare un altro nome a “speranza

Quell’ignaro istintivo abbandono dei segnali senza margini e confini

Che ne dite di “abbastanza”?

Ed infine darei un termine a pazienza e un tempo ad obbedienza.

Si lo voglio, caro Babbo, per favore, per Natale dai un senso all’esistenza.

La carrozza milleuno

Salgo e siedo al finestrino, sopra un tetto vedo 

perdersi il pallone che giocava col destino.

La carrozza milleuno ha il sedile consumato da abrasioni 

e di legno già bruciato il profumo.

La carrozza milleuno, sa di lacrime e di fumo

con quel cupo sospirare del futuro, come un cardine che salta dal motore.

La carrozza milleuno… la metafora di me, ricordiamo:

“Quel vagone solitario mai entrato in stazione 

che sognava di staccarsi dal convoglio… e sparire”.

Il ciglio del senso

Sul comodino pastiglie che sedano nuclei in battaglia
la vita si tace, il corso s’impiglia in ore cadenti
di questa versione dei giorni, che non mi somiglia.
Con questa Luna che spiega al mattino come il buongiorno non serva.

I passati interrotti senza un domani diventano esonero al tempo concluso.
Sfatano gli anni mediocri, innalzano templi sui semi di karma appena dischiusi
Un commedia al presente incapace.

Seconda al rimpianto, dietro la colpa, in cima alla fila del lecito avanzo... non ce la faccio.

Taglio un respiro nel piatto e guardo la foto di un giorno in vacanza
C’era la luce col tuo sorriso perfetto di fianco...
Poi sul display il tuo nome sul bianco.

Amore, mi scrivi... e avviti l'uncino sul ciglio del senso.
No, non rispondo... attingo al silenzio per dirti rimango.

Girandole

Non voglio una vita che mi sveglia la mattina in pigiama con la faccia da amuchina. 

Piedi scalzi in cucina con un solo cucchiaino senza fondo di tazzina.

Non voglio uno sfondo ad acquerello, una tela ch’è sbiadita, da rifare col cervello.

Non voglio nessun resto della festa

Del glucosio voglio essere insulina, del cammello la sua cruna.

Quel miracolo palindromo di chi ama e viceversa… la mia Atlantide sommersa.

E l’amore che fa l’onda e la tempesta.

Aggiorniamo l’app “TEMPO”, senza illuderci di averne più di tanto.

Riavviamo la lusinga del momento dondolando dolcemente

Come fanno le girandole col vento

Non credo più

Vita che non ho prenotato, svelami il disegno, tu che menti e doppiezza poi ci insegni.

Sei il cielo in una stanza di torture, porta via le tue cure.

Ti ringrazio, ma non credo alle tue sfumature.

Riprendi anche la magia della notte, che nel buio metti solo luci rotte.

E finisci d’inventare interi e mezzi, crei soltanto illusioni. Vanno in pezzi.

Prendi anche la felicità, è un trucchetto per cambiare tutti i sogni in realtà.

Non ci credo alle grandi verità.

Lascio qui anche le ali che qualcuno riaprirà. E tieni pure la mia età…

Non dire più ti aiuterà.

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Nonostante

Nonostante sia inverno sul tempo che resta e su quello che batte su ogni protesta

Nonostante qui sotto, non c’è più nessuno che alzi lo sguardo sopra la testa

Nonostante tu sia congelata nell’altra tua vita affissa al pianeta alternato

Nonostante il nostro pupazzo mi aspetti in soggiorno
e il mio fianco si veda scoperto oltre Saturno

Nonostante la vita sia diventata una giungla impazzita
belve che sbranano l’atmosfera e arche di umani alla deriva

Dal mio rifugio rubo segnali di fumo
Etere amico, unione di punti dall’ombelico
Segnali di vita dal tuo emisfero
Prigioni, voli, mistero…

Il futuro è cianuro con l’indirizzo del cielo.

Amami

Amami come calice e sole a braccetto, dentro il bicchiere il tramonto perfetto: mare e orizzonte in duetto.

Amami come un tuffo di pancia e come servono morbida, la tua focaccia

Fallo su un materassino rubato ai bagnini, come si arrotolano quei due gattini

Fallo sotto un lampione, come lo smalto e l’acetone

Amami come un molo sganciato che il mare smeraldo ha liberato

Fallo a carte scoperte, briscola d’asso e come quel jolly che cambia la quota che abbassi

Amami come il gelato più grande che possa volere, un pianista senza tastiera, il vento in terrazza di sera…

Amami come l’argento col sale e come una barca di notte, che torna dal mare

Amami senza temere, stella polare che non può cadere.