La carrozza milleuno

Salgo e siedo al finestrino, sopra un tetto vedo 

perdersi il pallone che giocava col destino.

La carrozza milleuno ha il sedile consumato da abrasioni 

e di legno già bruciato il profumo.

La carrozza milleuno, sa di lacrime e di fumo

con quel cupo sospirare del futuro, come un cardine che salta dal motore.

La carrozza milleuno… la metafora di me, ricordiamo:

“Quel vagone solitario mai entrato in stazione 

che sognava di staccarsi dal convoglio… e sparire”.

Il ciglio del senso

Sul comodino pastiglie che sedano nuclei in battaglia
la vita si tace, il corso s’impiglia in ore cadenti
di questa versione dei giorni, che non mi somiglia.
Con questa Luna che spiega al mattino come il buongiorno non serva.

I passati interrotti senza un domani diventano esonero al tempo concluso.
Sfatano gli anni mediocri, innalzano templi sui semi di karma appena dischiusi
Un commedia al presente incapace.

Seconda al rimpianto, dietro la colpa, in cima alla fila del lecito avanzo... non ce la faccio.

Taglio un respiro nel piatto e guardo la foto di un giorno in vacanza
C’era la luce col tuo sorriso perfetto di fianco...
Poi sul display il tuo nome sul bianco.

Amore, mi scrivi... e avviti l'uncino sul ciglio del senso.
No, non rispondo... attingo al silenzio per dirti rimango.

Il vero silenzio

C’è il silenzio di chi è indifferente e il silenzio di chi vuol ferire.
Il silenzio che non contiene nulla e il silenzio di chi sopporta troppo.
C’è il silenzio di chi nasconde e il silenzio di chi aspetta.

Ma le cose non cambiano col silenzio, le cose non cambiano con le parole.
Le cose non cambiano se non le si vuole cambiare.

E l’amore è una parola “rumorosa”, ma non si compone di ripetizioni, è fatta di sviluppo.

C’è chi dice di “amare” senza condividere, senza ascoltare, senza scendere dalla propria comoda superficie, ma con la pretesa di essere il centro del mondo. Senza confronto, senza crescere. Senza sviluppo.

Gelosia, paura, inferiorità … non importa, non è amore.
È questo il vero silenzio.

E magari è da lui che nasco

E forse sono composta di mare.
E magari è da lui che nasco.

Forse sono le onde alte a farmi ricordare della forza di un padre, forse è la trasparente dolcezza a farmi immaginare una madre.

Di certo nessun urlo di nessun bambino lo cambia, nessun caldo lo secca, nessun vento lo sposta.

Sei il mio idolo, la mia famiglia, il mio nascondiglio, il mio grande amore.

Cosa vuoi fare da grande Giorgina? Insegnare a nuotare.

Nella mia seconda vita

Perché ogni anno torno qui a camminare per giorni sullo stesso lungomare, mille volte al giorno?

A bere Alcamo e Inzolia sulla spiaggia, ad ascoltare il rumore del mare che la sabbia assorbe, a calpestare le strisce di sole sulla strada fredda e dorata di Mondello, ad inoltrarmi su scogli sperduti, a ballare sulla riva e a fotografare con gli occhi in sequenze di centinaia di fotogrammi le barche dei pescatori a strisce blu, bianche, verdi e rosse, perché?

Qui, su uno scampolo di isola, sono abbastanza lontana dalla mia vita da poterne ancora scegliere un’altra.

In questa mia seconda vita, in questo posto, riesco ancora a sentire il cuore.

Ecco perché.

3E838EFB-4FD2-4E62-96EB-D1267C82C7F2

Avete notato?

Il denaro, dio di tutte le religioni.
L’amore per la noia, per il sangue, per la scommessa.
Le maschere, l’omertà, le identità interscambiabili.
L’insostenibile pesantezza dell’essere.
Parole elettroniche e sesso in chat.
Filtri per il sole, per il mare, per il dolore.
Applicazioni che connettono il tempo con la fine.
E… avete notato quanto abbiamo accorciato il per sempre?

Non mi fermo

Con il mare parlo poco,
parlo poco anche d’amore.
Parlo poco quando dentro ho il maestrale,
che biancheggia e feroce urla al male.

E mi sdraio su dei cocci di conchiglia
Occhi chiusi con il sole fra le ciglia
Aquiloni, qualche pesce, tanto sale,
il silenzio ed il vento che non cambia,
che ribolle in un piatto d’utopistiche finestre.

Resto qui ancora un po’, a sedere sulla lama di una linea immaginaria.
Ho imparato a pensare che ogni fine sia soltanto una tempesta.

Anche il sole al tramonto ha da fare,
giusto il tempo di uno scatto, fai buon viaggio, ti saluto. Ecco basta.

Questa vita di fuggiaschi e disillusi ormai stanchi,
C’è una stella, la seconda lì a destra,
non mi fermo, vado avanti.