Amami

Amami come calice e sole a braccetto, dentro il bicchiere il tramonto perfetto: mare e orizzonte in duetto.

Amami come un tuffo di pancia e come servono morbida, la tua focaccia

Fallo su un materassino rubato ai bagnini, come si arrotolano quei due gattini

Fallo sotto un lampione, come lo smalto e l’acetone

Amami come un molo sganciato che il mare smeraldo ha liberato

Fallo a carte scoperte, briscola d’asso e come quel jolly che cambia la quota che abbassi

Amami come il gelato più grande che possa volere, un pianista senza tastiera, il vento in terrazza di sera…

Amami come l’argento col sale e come una barca di notte, che torna dal mare

Amami senza temere, stella polare che non può cadere.

E magari è da lui che nasco

E forse sono composta di mare.
E magari è da lui che nasco.

Forse sono le onde alte a farmi ricordare della forza di un padre, forse è la trasparente dolcezza a farmi immaginare una madre.

Di certo nessun urlo di nessun bambino lo cambia, nessun caldo lo secca, nessun vento lo sposta.

Sei il mio idolo, la mia famiglia, il mio nascondiglio, il mio grande amore.

Cosa vuoi fare da grande Giorgina? Insegnare a nuotare.

Non mi fermo

Con il mare parlo poco,
parlo poco anche d’amore.
Parlo poco quando dentro ho il maestrale,
che biancheggia e feroce urla al male.

E mi sdraio su dei cocci di conchiglia
Occhi chiusi con il sole fra le ciglia
Aquiloni, qualche pesce, tanto sale,
il silenzio ed il vento che non cambia,
che ribolle in un piatto d’utopistiche finestre.

Resto qui ancora un po’, a sedere sulla lama di una linea immaginaria.
Ho imparato a pensare che ogni fine sia soltanto una tempesta.

Anche il sole al tramonto ha da fare,
giusto il tempo di uno scatto, fai buon viaggio, ti saluto. Ecco basta.

Questa vita di fuggiaschi e disillusi ormai stanchi,
C’è una stella, la seconda lì a destra,
non mi fermo, vado avanti.

Una nuova Avventura

Ha lo zaino pieno, due panini almeno,
la paura che sale all’imbarco sul volo.

Il respiro affannoso rotto soltanto al mattino
E punti lontani che lentamente
diventano vele, isola, mare, destino.

Il tempo al tempo
racconta di quando non c’era
il profumo di sale e di rosmarino

Non c’era un sentiero sperduto
Discese e salite a orizzonte perduto
e vento negli occhi, e tieniti forte
c’è ancora una curva e poi sei fottuto.

Scoprire la vita si chiama fortuna.
“Adesso son pronta”
La frase più forte del cielo

È ora, è tempo… una nuova avventura.

Come un gabbiano

È l’equilibrio che alle barche fa tagliare il mare
Che al silenzio dà occhi e bocca per chiarire tutto senza parole
Al cielo regala il vento per poter cambiare
E alla lava il sale, perché il mare possa giocare

Tra il nero e il bianco trova il colore
Tra notte e giorno irrompe il bagliore
Tra acqua e fuoco l’eterno calore.

Controllo il vento, apro le ali.

La proporzione
tra libertà e amore
come un gabbiano
con il mio grido
vorrei narrare.

C’è sempre qualcuno che è

C’è sempre qualcuno che è
la luna sulle creste di sale,
un gesto libero che si può replicare,
la musica leggera di sottofondo,
l’infinito tutto attorno.

C’è sempre qualcuno che è
una notte abbreviata,
la prima bracciata nel mare,
il lieve contorno sul bordo del cuore.

Quel modo per dire, è arrivata l’estate.

giugno

Estate sudata

A nord c’è il mondo
e un est_ate sud_ata
in cui mi nascondo.

Su albe impigliate
in singhiozzi profondi
trasloco tramonti.

Il pieno alla Luna si serve corretto
tra l’orsa maggiore e un carro di pelle
si versano piano le stelle.

Note jazzate, aria al tabacco
due calici pieni, sul muro c’è un gatto.
Adesso sorridi, ancora uno scatto.

Guarda, un aereo.
Torre, controlli
Non c’è più contatto.

estates sudata