Caro Babbo Natale, voglio…

Voglio ancora fantasia e guarire l’intenzione dal sospetto.

Consegnare l’alchimia su un vassoio di finezza.

Voglio un verbo sensuale e delicato che seduca e accarezzi.

Voglio andare nel futuro abbandonato, 

senza esami né misure, senza somme da tracciare. 

Voglio i quando da incontrare e un dove da abitare.

Voglio un sogno che non scegli e una vita che non svegli.

La fiducia che non sbaglia e inventare un altro nome a “speranza

Quell’ignaro istintivo abbandono dei segnali senza margini e confini

Che ne dite di “abbastanza”?

Ed infine darei un termine a pazienza e un tempo ad obbedienza.

Si lo voglio, caro Babbo, per favore, per Natale dai un senso all’esistenza.