Televisione spenta, computer, divano.
Tre fazzolettini di carta sul tavolino,
due segni bianchi di sale sul viso,
un bicchiere di vino. Vicino.
Abbiamo confuso un campo minato con le margherite.
Adesso è attesa di un’illusoria data sparita.
Dalla finestra il mondo che tace
Sopra i balconi qualcuno che fuma, il tempo una brace.
Confini sbarrati, chi resta, chi torna, la forza è finita,
dietro la porta un filo di vita.
La sera cammino senza sentire, mi siedo, mi alzo, dovrei cucinare
Dovrei aver coraggio, dovrei non sparire.
Mi metto ai fornelli sull’immaginario mondo dei folli.
E verso in padella burro salato e vino con bolle
Alzo il volume, la mia candela e il tuo concerto di pianoforte.
Metto sul fuoco anche le dita e quando una lacrima diventa di cera,
giro la ghiera, la cena è servita.
Senza di te, resta digiuna la primavera.